mercoledì 2 settembre 2020

Gosos a Nostra Signora dei Dolori

 La devozione all’Addolorata è forse la più commovente fra le devozioni mariane, quella che nel presentare una madre, la Madre per eccellenza, che soffre le pene più amare (più crudeli dei tormenti di tutti i martiri messi assieme, secondo l’espressione di san Bernardo) nel vedere il Figlio torturato fino alla morte di croce, muove alla compassione e fino al pianto anche i cuori più duri.

 

Cagliari, processione dell'Addolorata

 

 

Gosos a Nostra Signora de sos Dolores
(Santu Lussurgio, XIX sec.)

 

A pes de s’agonizzante
Autore de sa vida,
de dolores consumida,
pianghet sa Mama amante.

Insonsolada e dolente,
cun tantos affannos mirat
s’Unigenitu chi suspirat
pro ingrata, barbara zente,
in mesu a turba insolente,
populu tumultuante.

Bidet s’ingrata Zittade
de sa Giudea reina,
chi a suppliziu destinat
sa mattesi Deidade,
la cheret senza piedade
dannada a morte infamante.

Pro sa chi hat beneficadu
perfida, vile nazione,
pro s’orrenda traizione
de un discipulu amadu,
bidet in rughe inclavadu
su fizu sou penende.

Bidet sa mamma, crudele,
chi s’arprestant a sas laras
cuddas bevandas amaras
chi su de toscu e de fele,
sa Fiza de Israele
det reggere in cust’istante.

Est già sole eclissadu,
orrorizadu est su chelu,
est de su templu su velu
de improvisu sveladu,
su paradisu attristadu
e sa terra tremante.

Est custa s’ultima iscena
de su deicidiu terribile,
cal’est su coro sensibile
chi suffrat a tanta pena
in sa tempesta piena
de dolores simizzantes.

 

A piè dell’agonizzante
Autore della vita,
consumata dal dolore
piange la Madre amante.

Sconsolata e dolente,
con tanto affanno guarda
l’Unigenito che sospira
per ingrata e barbara gente,
in mezzo alla turba insolente
e al popolo tumultuante.

Vede l’ingrata città,
della Giudea regina,
che al supplizio destina
la stessa Divinità,
la vuole senza pietà
condannata a morte infamante.

Per quella che ha beneficato
perfida e vile nazione,
per l’orrendo tradimento
d’un discepolo amato,
vede alla croce inchiodato
il Figlio suo pendente.

Vede la madre - che crudeltà! -
che gli si apprestano alle labbra
quelle bevande amare,
tossiche e di fiele,
e la Figlia d’Israele
deve reggere in quest’istante.

Si è già eclissato il sole,
già è divenuto orrendo il cielo;
del tempio il velo
s’è d’improvviso svelato,
il paradiso s’è attristato 
e la terra sta tremante.

È questa l’ultima scena
del deicidio terribile,
qual è il cuore sensibile
che sopporti tanta pena,
nella tempesta piena
di dolori  a questi somiglianti.

 

 (Giovanni Dore, Gosos e Ternuras, Nuoro, 1983,  Vol. II, p. 65. Traduzione letterale a cura di Giuliano Zoroddu)

 

 

 

 

 

sabato 29 agosto 2020

Gosos nuoresi al Redentore

 

Nell’imminenza del Giubileo del 1900 Leone XIII, allora gloriosamente regnante, espresse il desiderio che fossero eretti in Italia venti monumenti a gloria del Cristo Redentore. In Sardegna venne scelto il Monte Ortobene, che regna su Nuoro. Il vescovo del luogo, il carico d’anni e di meriti Salvator Angelo de Martis O.Carm. ricevette la comunicazione dal cardinale Jacobini nel luglio del 1899. Volendosi costruire qualcosa di più di una cappella o di una croce, il comitato “pro erigendo monumento” diretto dal Vicario Generale canonico Pasquale Lutzu, commette al calabrese Vincenzo Jerace una statua bronzea del Redentore. La maestosa scultura (4 metri e 2 tonellate), alla cui erezione concorse tutto il popolo sardo con pietosi donativi, fu inaugurata  il 29 giugno 1901. Il corteo mosse alla cattedrale alle 6 del mattino e lungo il percorso preghiere e canti accompagnavano la Via Crucis verso la cima del monte. Il canonico Lutzu, facente le veci del vescovo, celebrò la funzione cui parteciparono per mezzo di telegrammi il Sommo Pontefice, il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Madre Margherita. Grandissima concorso di popolo al grido di “Viva Leone XIII! Viva la Patria!” prese parte alla solennissima festa.
I seguenti gosos ne celebrano l’annuale ricorrenza.



Signu de supremu amore,

Re eternu universale,

liberanos d’ogni male

o Divinu Redentore.

 

Dae s’imperiu sempiternu

falesit espressamente

cun decretu onnipotente

de su Babbu sou eternu,

de sa morte e de s’inferru

istesit Triunfadore.

 

Pustis chi s’insidiosu

serpe malignu attrividu

sa prima Eva hat seduidu

in s’Eden deliziosu,

cun su samben preziosu

remediesit a s’errore.

 

De s’inferru s’isterminiu

Hat dadu a su mundu lughe,

in su regnu de sa rughe

hat assolutu dominiu,

ue dogni vaticiniu

si avverat a favore.

 

Custu est cuddu chi naschesit

in sa grutta de Betlemme,

cuddu chi in Gerusalemme

cando triunfale intresit,

chi su populu acclamesit

osanna cun grande onore.

 

Est cuddu chi visitesin

sos tre res de s’Oriente,

chi in sa grutta riverente

umiles si li prostresin,

oro e mirra li dosenin,

donos de altu valore.

 

Cuddu chi resuscitesit

mortos finas putrefados,

zegos e istroppiados

de ogni male curesit,

s’iscola nos imparesit

d’umilidade e amore.

 

Cuddu ch’istesit traittu

dae su discipulu ingrattu,

su chi s’ingiustu Pilatu

cundennat senza delittu,

su ch’in sa rughe trafittu

est mortu che malfattore.

 

Sende in sa rughe pendente

tres oras agonizzesit,

cando mortu s’ecclissesit

sole e luna immantinente,

est Issu s’Onnipotente

de su mundu Salbadore.

 

Cuddu chi resuscitesit

cun immortale vittoria,

chi triunfante a sa gloria

pach’a pustis bi torresit,

e a sa destra sedesit

de su Deus Criadore.

 

Est cuddu chi det torrare

postu de ira e venditta,

in cudda valle prescritta

su mundu pro giudicare,

sas virtudes a premiare

e pro punire s’errore.

 

Babbu, Fizu, Isposu e Frade

est de cudda Immaculada,

chi dae Isse generada

fit dae s’eternidade,

pro s’afflitta umanidade

Mama de perfettu amore.

 

Su Pontefice Romanu

pro divina ispirazione

in s’Ortobene l’esponet

a su populu cristianu,

cuncedende a larga manu

celestiale favore.

 

De cussu altu pianu

una mirada benigna

dona a s’afflitta Sardigna,

o Redentore Sovranu,

tenela sempre lontanu

dae s’ereticu furore.

 

In dogni calamidade

protegge sa sarda terra,

de peste, fame e gherra

salvanos in dogni istade,

e umana piedade

in sa die de su rigore.

 

Signu de supremu amore,

Re eternu universale,

liberanos d’ogni male

o Divinu Redentore.


 

 

Segno di supremo amore,

Re eterno e universale,

liberaci da ogni male,

o Divino Redentore.

 

Dall’impero sempiterno

discese espressamente

con decreto onnipotente

del Padre suo eterno,

della morte e dell’inferno

Trionfatore.

 

Dopo che l’insidioso

Serpente maligno corrotto,

la prima Eva ha sedotto

nell’Eden delizioso,

col Sangue prezioso

riparò all’errore.

 

Dell’inferno lo sterminio,

ha dato al mondo la luce

nel regno della croce

ha assoluto dominio,

lì ogni vaticinio

si avvera in suo favore.

 

Questi è colui che nacque

nella grotta di Betlemme,

colui che in Gerusalemme,

quando entrò trionfale,

il popolo acclamò

“osanna” con grande onore.

 

È colui che visitarono

i tre re dell’Oriente,

che nella grotta riverenti

umili gli si prostrarono,

oro e mirra gli donarono,

doni d’alto valore.

 

Colui che risuscitò

Morti già putrefatti,

ciechi e storpiati

di ogni male sanò,

la dottrina ci insegnò

dell’umiltà e dell’amore.

 

Colui che fu tradito

dal discepolo ingrato,

colui che l’ingiusto Pilato

condannò senza delitto,

colui che in croce trafitto,

è morto come un malfattore.

 

Stando sulla croce pendente,

tre ore agonizzò,

e quando fu morto s’elissò

il sole con la luna immantinente,

è Lui l’Onnipotente,

del mondo il Salvatore.

 

Colui che resuscitò

con immortale vittoria,

che trionfante alla gloria

poco dopo ritornò,

e alla destra s’assentò

del Dio Creatore.

 

È colui che ha da tornare,

con ira e vendetta,

nella valle prescritta,

il mondo a giudicare,

le virtù a premiare

e per punire l’errore.

 

Padre, Figlio, Sposo e Fratello,

è di quell’Immacolata,

che da Lui generata

fu dall’eternità,

per l’afflitta umanità

Madre di perfetto amore.

 

Il Pontefice Romano,

per divina ispirazione,

sull’Ortobene l’espone

al popolo cristiano,

concedendo a larga mano

un celestiale favore.

 

Da questo alto ripiano,

una mirata benigna

dona all’afflitta Sardegna,

o Redentore Sovrano,

tienila sempre lontano

dall’eretico furore.

 

In ogni calamità

proteggi la sarda terra,

da peste, fame e guerra

salvaci in ogni istante,

e umana pietà

concedi nel giorno del rigore.

 

Segno di supremo amore,

Re eterno e universale,

liberaci da ogni male,

o Divino Redentore.

 

Traduzione letterale a cura di Giuliano Zoroddu


martedì 25 agosto 2020

San Zeffirino, papa e martire

«Zeffirino, Romano, preposto al Governo della Chiesa sotto l'imperatore Severo, stabilì, che quelli i quali dovevano essere ordinati, lo sarebbero, secondo il costume, a tempo opportuno e alla presenza di numeroso clero e laicato: e che a questo ministero non sarebbero scelti che uomini istruiti e di vita specchiata. Di più determinò che il vescovo nel celebrare il santo sacrificio sarebbe assistito da tutti i preti. Infine ordinò che un patriarca, un primate, un metropolitano non pronunziassero alcuna sentenza contro un vescovo, senza essere muniti dell'autorità apostolica. La durata del suo pontificato fu di diciotto anni e diciotto mesi. Fece quattro ordinazioni nel mese di Dicembre, in cui creò tredici preti, sette diaconi, tredici vescovi per luoghi diversi. Ricevette la corona del martirio sotto l'imperatore Antonino, e fu sepolto sulla via Appia presso il cimitero di Callisto, il 26 Agosto» (Breviario Romano).

  

 

INTROITUS
Joannes 21:15-17.- Si díligis me, Simon Petre, pasce agnos meos, pasce oves meas. ~~ Ps 29:2.- Exaltábo te, Dómine, quóniam suscepísti me, nec delectásti inimícos meos super me.  ~~  Glória  ~~  Si díligis me, Simon Petre, pasce agnos meos, pasce oves meas. 

Joannes 21:15-17.-
 Se mi ami, Simon Pietro, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore.  ~~  Ps 29:2.- Ti voglio esaltare, Signore, perché mi hai salvato, né hai fatto che gioisca colui che mi ha in odio.  ~~  Gloria  ~~  Se mi ami, Simon Pietro, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore. 


Gloria


ORATIO
Orémus.
Gregem tuum, Pastor ætérne, placátus inténde: et, per beátum Zephyrinum Martyrem tuum atque Summum Pontíficem, perpétua protectióne custódi; quem totíus Ecclésiæ præstitísti esse pastórem. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
O eterno Pastore, volgi lo sguardo benigno sul tuo gregge e custodiscilo con una continua protezione, per intercessione del tuo Martire e Sommo Pontefice Zeffirino, che hai costituito pastore di tutta la Chiesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

LECTIO
Léctio Epístolæ beáti Petri Apóstoli.
I Pet 5:1-4; 5:10-11.
Caríssimi: Senióres, qui in vobis sunt, obsécro consénior et testis Christi passiónum, qui et ejus, quæ in futúro revelánda est, glóriæ communicátor: páscite qui in vobis est gregem Dei, providéntes non coácte, sed spontánee secúndum Deum, neque turpis lucri grátia, sed voluntárie; neque ut dominántes in cleris, sed forma facti gregis ex ánimo. Et, cum appáruerit princeps pastórum, percipiétis immarcescíbilem glóriæ corónam. Deus autem omnis grátiæ, qui vocávit nos in ætérnam suam glóriam in Christo Jesu, módicum passos ipse perfíciet, confirmábit solidabítque. Ipsi glória et impérium in saecula sæculórum. Amen.

Carissimi: Sacerdote anch'io e teste della Passione di Cristo e chiamato ad aver parte alla futura gloria, io scongiuro i sacerdoti che sono tra voi: Pascete il gregge di Dio, che vi è affidato, governandolo non per forza, ma volentieri per amor di Dio; non per il vil guadagno, ma con animo generoso; non come dominatori delle Chiese, ma come sinceri modelli del gregge; e così, quando apparirà il principe dei pastori, riceverete l'incorruttibile corona della gloria. Il Dio di ogni grazia, il quale ci ha chiamati in Gesù Cristo all'eterna sua gloria, con un po' di patire vi perfezionerà, vi conforterà, vi confermerà. A Lui impero e gloria in eterno. Amen.

GRADUALE  
Ps 106:32; 106:31
Exáltent eum in Ecclésia plebis: et in cáthedra seniórum laudent eum.
V. Confiteántur Dómino misericórdiæ ejus; et mirabília ejus fíliis hóminum.

Lo esaltino nell'assemblea del popolo e lo lodino dalla cattedra degli anziani.
V. Celebrino il Signore le sue misericordie, le meraviglie da lui operate in favore dei figli degli uomini.

ALLELUIA
Allelúja, allelúja
Matt 16:18
Tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam. Allelúja.

Alleluia, alleluia
Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa! Alleluia

EVANGELIUM
Sequéntia  sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 16:13-19
In illo témpore: Venit Jesus in partes Cæsaréæ Philíppi, et interrogábat discípulos suos, dicens: Quem dicunt hómines esse Fílium hóminis? At illi dixérunt: Alii Joánnem Baptístam, alii autem Elíam, alii vero Jeremíam aut unum ex prophétis. Dicit illis Jesus: Vos autem quem me esse dícitis? Respóndens Simon Petrus, dixit: Tu es Christus, Fílius Dei vivi. Respóndens autem Jesus, dixit ei: Beátus es, Simon Bar Jona: quia caro et sanguis non revelávit tibi, sed Pater meus, qui in coelis est. Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam, et portæ ínferi non prævalébunt advérsus eam. Et tibi dabo claves regni coelórum. Et quodcúmque ligáveris super terram, erit ligátum et in coelis: et quodcúmque sólveris super terram, erit solútum et in coelis.

In quel tempo, Gesù, venuto nella zona di Cesarea di Filippo, interrogava i suoi discepoli: «Chi dicono che sia il Figlio dell'uomo?». Ed essi risposero: «Alcuni Giovanni il. Battista, altri Elia, altri ancora Geremia, o uno dei profeti». Disse loro Gesù: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù, in risposta, gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, poiché non la carne e il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io dico a te che tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. E ti darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli».

OFFERTORIUM
Jer 1:9-10
Ecce, dedi verba mea in ore tuo: ecce, constítui te super gentes et super regna, ut evéllas et destruas, et ædífices et plantes.

Ecco che le mie parole pongo sulla tua bocca: ecco che io ti prepongo a nazioni e a regni per svellere ed abbattere, per edificare e piantare. 

SECRETA
Oblátis munéribus, quaesumus, Dómine, Ecclésiam tuam benígnus illúmina: ut, et gregis tui profíciat ubique succéssus, et grati fiant nómini tuo, te gubernánte, pastóres. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Per i doni che ti offriamo, o Signore, illumina benigno la tua Chiesa, affinché ovunque il tuo gregge progredisca e, docili alla tua guida, i pastori siano graditi al tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

COMMUNIO
Matt 16:18
Tu es Petrus, et super hanc petram ædificábo Ecclésiam meam.

Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa! 

POSTCOMMUNIO
Orémus.
Refectióne sancta enutrítam gubérna, quaesumus, Dómine, tuam placátus Ecclésiam: ut, poténti moderatióne dirécta, et increménta libertátis accípiat et in religiónis integritáte persístat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.

Preghiamo.
Guida benevolmente, o Signore, la tua Chiesa, nutrita con questo santo ristoro: diretta dal tuo potente governo, essa goda di una crescente libertà e mantenga integra la sua fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

 

 




sabato 22 agosto 2020

Formula di consacrazione dell'Archidiocesi Turritana ai Sacri Cuori di Gesù e Maria

Il Sinodo Diocesano Turritano celebrato da Mons. Diego Marongio Delrio dispose che ogni domenica successiva alla festa del Sacro Cuore di Gesù ogni parrocchia rinnovasse la consacrazione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria.
Ecco la formula.

[foto da qui]  


Cuore dolcissimo di Gesù, vittima perenne di carità, inesausta sorgente di tutte le grazie: eccoci a Voi dinanzi umilmente prostrati per cercare in Voi un’Arca di salvamento, un sicuro rifugio contro i mali che per le nostre colpe da ogni lato ne circondano e quelli ancor maggiori che minacciosi si avanzano.
Conosciamo pur troppo che la perfidia delle ingratitudini colle quali abbiamo corrisposto al Vostro Divino Amore merita le folgori ultrici della Vostra Giustizia, ma sappiamo altresì che Voi non volete la morte, ma la conversione del peccatore, che chiamate a festa tutto il Paradiso ritorno della pecorella smarrita e che dalla piaga apertavi da una lancia crudele tutti ne invitate a misericordia e perdono.
Animati da questa speranza che salvò la Maddalena pentita ed il buon Ladrone, a Voi solennemente consacriamo per ora e per sempre tutti i nostri pensieri, affetti, opere afflizioni e travagli. Voi purificateci col Preziosissimo Vostro Sangue, infiammateci col fuoco Divino di cui avvampate affinché, se nel passato abbiamo servito al mondo ed al peccato, da ora innanzi non viviamo che per Voi, con Voi ed in Voi.
E perché questa Consacrazione sia benignamente accolta, a Voi o tenerissima nostra Madre Maria con filiale fiducia ricorriamo ed all’Immacolato Vostro Cuore pure ci consacriamo. Voi che siete la chiave del Cuore del Divino Vostro Figlio col quale divideste a piè del Calvario le angustie i dolori e le mortali agonie apritecene pietosa l’accesso.
Voi che siete la Mistica Scala per cui i peccatori possono ascendere e riconciliarsi con Dio, spezzate le pesanti catene della nostra iniquità. Voi che siete la tesoriera delle grazie Divine diffondetele generosa sulle anime nostre. Accoglieteci Soavissima Madre nell’Immacolato Vostro Cuore trafitto per amor nostro da acuta spada affinché guidati e protetti da Voi impariamo ad amare il Divino Vostro Figlio ed essergli fedeli fino alla morte.
Cuori amabilissimi di Gesù e di Maria, accettate pietosi ed esaudite le nostre preci, dissipate la procella che da lunga pezza infuria contro la S. Chiesa, affrettando i solenni e certi di Lei trionfi; tramutate in gioia le amarezza che angustiano il Padre Comune dei fedeli chiamate a sincera penitenza i peccatori; ridonate al mondo tutto la vera tanto sospirata pace; e su questa Turritana Arcidiocesi che, nel suo Pastore, nel suo Clero e nei suoi Figli devoti a Voi intieramente oggi si consacra, dispensate a larga mano le più elette benedizioni affinché in Essa serbisi mai sempre immacolata la Religione e la Fede, fiorisca la virtù, regni inviolata la verità e la concordia.
Voi, o Cuori amantissimi, siate la nostra consolazione in terra e la nostra felicità in cielo


Dolce Cuor del mio Gesù fa’ che io ti ami sempre più.
Dolce Cuore di Maria siate la salvezza mia