La Sardegna varie volte
ricorre nel Martirologio Romano: il 15 gennaio Sant’Efisio
Martire; il 14 maggio le Sante
Giusta, Giustina ed Enedina, Vergini e Martiri; il 15 maggio San
Simplicio, Vescovo e Martiri; il 28 maggio i Santi
Emilio, Priamo e compagni Martiri; il 30 maggio i Santi
Gabino e Crispolo; il 31 maggio San Crescenziano Martire; il
21 agosto i Santi
Lussorio, Cisello e Camerino; il 25 ottobre i Santi
Martiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario; il 30 ottobre San
Saturnino Martire; il 13 dicembre Sant’Antioco
Martire. Oltre a questi Martiri attestati, abbiamo anche quelli non
recensiti nell’elenco liturgico della Chiesa Romana, ma che, rinvenuti durante
scavi archeologici, hanno goduto e/o ancora godono del culto pubblico. È il
caso degli “innumerabiles
Martyres” (veri
e/o presunti) delle due principali metropolitane dell’Isola (Cagliari e Torres-Sassari),
oppure di sant’Archelao,
Patrono principale della Città ed Archidiocesi di Oristano, o, al livello
locale, di san Palmerio.
I
n tutti i
territori dell'immenso impero romano, anche in Sardegna vennero attuate
persecuzioni contro i cristiani, che avevano conosciuto la nuova religione dai
perseguitati cristiani che venivano spediti in Sardegna in seguito alla
condanna "ad metalla", cioè al lavoro forzato nelle miniere
metallifere, di cui la Sardegna era ricca. Tra tantissimi altri, vittime degli
editti persecutori dei vari imperatori, troviamo anche Palmerio. Egli era sardo
di nascita, forse della attuale provincia di Oristano, era di stirpe nobile e
militare della guarnigione di Fordongianus. Al tempo dell'imperatore
Diocleziano (243-313), Palmerio si convertì al cristianesimo, diventando
neofita e propagatore della nuova Fede. Scoperto, venne esiliato nel nord della
Sardegna, verso l'odierna Villanova Monteleone,
e qui, dopo aver ricevuto il Battesimo, condusse vita eremitica. Infine
venne accusato davanti al tribunale romano e, dopo essere stato flagellato, non
avendo rinnegato la fede, venne ucciso, intorno al 303.
Il
nome "Palmerio martire" e la relativa venerazione come Santo appare
per la prima volta intorno al 1140 nel "Condaghe di Bonarcado", una
raccolta di "conti", che va dal 1120 al 1263 circa e dove viene
menzionato il paese sardo di Gilarci e la fattoria giudicale, dedicata a
"Santu Paramini", nome con cui Palmerio è menzionato nel 1164 e nel
1263. Qui si racconta che l'antica capella padronale, eretta per l'assistenza
spirituale dei servi della gleba, fu sostituita da una chiesa romanica, con una
nicchia nel fianco meridionale. Il 30 maggio 1390 il vescovo Giovanni Loro
consacrò l'altare di una chiesa di Ghilarza, dedicata a san Giorgio, con
l'invocazione dello Spirito Santo, di san Giorgio e di san Palmerio. L' 8
luglio 1750, durante dei lavori si scoprì la tomba di san Palmerio nell'antica
chiesa del Rosario.
Tutto
si perde tra storia e leggenda, tra tradizione scritta e tradizione orale,
tramandata da secoli.
Non
è nostro compito discernere tra dati storici e leggende, a noi interessa oggi
riflettere sull' importanza che i martiri, come Palmerio, hanno nella nostra
vita di cristiani, oggi.
I
martiri ci ricordano verità fondamentali
della nostra fede cristiana. Palmerio ci ricorda che per essere discepoli di
Gesù dobbiamo essere uomini e donne che vanno controcorrente.