lunedì 8 luglio 2019

San Palmerio Martire

La Sardegna varie volte ricorre nel Martirologio Romano: il 15 gennaio Sant’Efisio Martire; il 14 maggio le Sante Giusta, Giustina ed Enedina, Vergini e Martiri; il 15 maggio San Simplicio, Vescovo e Martiri; il 28 maggio i Santi Emilio, Priamo e compagni Martiri; il 30 maggio i Santi Gabino e Crispolo; il 31 maggio San Crescenziano Martire; il 21 agosto i Santi Lussorio, Cisello e Camerino; il 25 ottobre i Santi Martiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario; il 30 ottobre San Saturnino Martire; il 13 dicembre Sant’Antioco Martire. Oltre a questi Martiri attestati, abbiamo anche quelli non recensiti nell’elenco liturgico della Chiesa Romana, ma che, rinvenuti durante scavi archeologici, hanno goduto e/o ancora godono del culto pubblico. È il caso degli “innumerabiles Martyres” (veri e/o presunti) delle due principali metropolitane dell’Isola (Cagliari e Torres-Sassari), oppure di sant’Archelao, Patrono principale della Città ed Archidiocesi di Oristano, o, al livello locale, di san Palmerio. 


I n tutti i territori dell'immenso impero romano, anche in Sardegna vennero attuate persecuzioni contro i cristiani, che avevano conosciuto la nuova religione dai perseguitati cristiani che venivano spediti in Sardegna in seguito alla condanna "ad metalla", cioè al lavoro forzato nelle miniere metallifere, di cui la Sardegna era ricca. Tra tantissimi altri, vittime degli editti persecutori dei vari imperatori, troviamo anche Palmerio. Egli era sardo di nascita, forse della attuale provincia di Oristano, era di stirpe nobile e militare della guarnigione di Fordongianus. Al tempo dell'imperatore Diocleziano (243-313), Palmerio si convertì al cristianesimo, diventando neofita e propagatore della nuova Fede. Scoperto, venne esiliato nel nord della Sardegna, verso l'odierna Villanova Monteleone,  e qui, dopo aver ricevuto il Battesimo, condusse vita eremitica. Infine venne accusato davanti al tribunale romano e, dopo essere stato flagellato, non avendo rinnegato la fede, venne ucciso, intorno al 303.
Il nome "Palmerio martire" e la relativa venerazione come Santo appare per la prima volta intorno al 1140 nel "Condaghe di Bonarcado", una raccolta di "conti", che va dal 1120 al 1263 circa e dove viene menzionato il paese sardo di Gilarci e la fattoria giudicale, dedicata a "Santu Paramini", nome con cui Palmerio è menzionato nel 1164 e nel 1263. Qui si racconta che l'antica capella padronale, eretta per l'assistenza spirituale dei servi della gleba, fu sostituita da una chiesa romanica, con una nicchia nel fianco meridionale. Il 30 maggio 1390 il vescovo Giovanni Loro consacrò l'altare di una chiesa di Ghilarza, dedicata a san Giorgio, con l'invocazione dello Spirito Santo, di san Giorgio e di san Palmerio. L' 8 luglio 1750, durante dei lavori si scoprì la tomba di san Palmerio nell'antica chiesa del Rosario.
Tutto si perde tra storia e leggenda, tra tradizione scritta e tradizione orale, tramandata da secoli.
Non è nostro compito discernere tra dati storici e leggende, a noi interessa oggi riflettere sull' importanza che i martiri, come Palmerio, hanno nella nostra vita di cristiani, oggi.
I martiri ci ricordano  verità fondamentali della nostra fede cristiana. Palmerio ci ricorda che per essere discepoli di Gesù dobbiamo essere uomini e donne che vanno controcorrente.