lunedì 31 luglio 2017

NOTE SUL CULTO DI SANT'IGNAZIO DI LOYOLA A SASSARI


Oggi che la Chiesa universale ricorda sant'Ignazio di Loyola: anche noi desideriamo ricordare il particolare legame che egli ebbe con la Chiesa turritana e con l'arcivescovo e Padre Tridentino Salvatore Alepus, nonché col Maestro Razionale Alessio Fontana, nominato a tal carica da Carlo V per l'intera Sardegna.
Il santo iberico trattò personalmente con l'Alepus e se quest'ultimo non vide a Sassari il Collegio tanto auspicato, che sarebbe stato ancor più dotato e ricco di quello messinese, vide almeno dal Cielo - nel 1559 - poco dopo la morte di Ignazio, i primi gesuiti venire a Sassari, sostenuti dal padre Diego Lainez, di animo buono e santo, e degno successore dell'intrepido Ignazio.
Nella città di Sassari i primi gesuiti si installarono nell'episcopio, ospiti dell'arcivescovo, poi nel convento voluto da donna Caterina Montanyans e mai aperto, dove ampliarono la struttura gotica e officiarono nella cappella annessa; poi nella grandiosa casa professa che ancora oggi si ammira, addossata alla chiesa di Gesù-Maria (vel Santa Caterina), primo esempio in Sardegna di architettura rinascimentale.
Il culto verso il santo, a Sassari e nell'Isola, è sempre stato sostenuto dai gesuiti e dal clero secolare da loro educato. A Sassari la sua opera educatrice si è esplicata nelle grandi fondazioni del Collegio Massimo di Sassari e, per intervento dei suoi successori e di Antonio Canopolo, nel Convitto-Seminario voluto da quest'ultimo. Le ultime tradizioni gesuitiche - nonostante le vicissitudini storiche della Compagnia - rimasero a Sassari sino al 1848, quando gli ultimi padri furono cacciati con violenza dal Convitto del Canopolo e - specialmente - dall'Università.
Non volendo entrare in questioni storiografiche inadatte a questa sede, vogliamo ringraziare sant'Ignazio che con la sua 'profezia' (quando gli fu chiesto se Sassari avrebbe avuto un Collegio rispose: Dio a suo tempo provvederà), ha donato alla città turritana la prima sede di studi sarda e una schiera di santi gesuiti che hanno onorato nei secoli la nostra Diocesi e un grande cenacolo di cultura ancora ardente.
Ricordiamo, infine, per santità i padri Salvatore Pischedda e Sebastiano de Campo, ma anche il giovane Giuseppe Maria Orrù, giglio di purezza. Tutti e tre attendono gli onori degli altari.


MD