martedì 4 luglio 2017

SANTA ELISABETTA A SASSARI : CENNI SUL CULTO


A Sassari il culto verso santa Isabela era forte fin dal medioevo quando, i frati francescani di Santa Maria di Betlem, vollero un monastero femminile non lontano dal loro convento. La vita delle monache turritane - che subito ebbero il nome di Isabelline - fu buona e fruttuosa sino al sorgere del XVII secolo. Una di loro, la nobile donna Margherita Tavera (della quale si conserva il ritratto nella sacrestia di Santa Maria di Betlem), volle fondare nuovamente il monastero, ridargli una nuova veste, sotto il titolo di Convento di Santa Elisabetta di Portogallo. Vi furono forti litigi che passarono sotto la sferza dell'arcivescovo eletto Antonio Canopolo e del suo successore Diego Passamar. Le vecchie monache furono allontanate e si diede corso alla nuova rifondazione. Il monastero è ricordato ancora, nonostante la sua soppressione e demolizione, per le dolci musiche delle sorelle, per i dolci tipici apprezzatissimi. e per via della rinomata acqua minerale salata e tiepida che sgorgava sotto il convento, con spiccate proprietà curatrici per i mali di fegato na anche per i mali della pelle (da questo il nome di acqua della rogna).
Il cambio dall'Elisabetta di Ungheria a quella portoghese si fece per omaggiare il re Filippo IV. Questo onore fu confermato anche dal Cielo quando, alla canonizzazione di Elisabetta del Portogallo, le campane della chiesa turritana suonarono da sole, fra lo sconcerto e l'ammirazione di tutti.
Oggi del convento e della chiesa delle monache Isabelline non restano se non pochi disegni di Enrico Costa, assai mediocri. (XIX secolo). Alcuni arredi si ammirano nelle chiese vicine, come in quella di San Giacomo, che conserva due retabli delle scomparsa sede francescana. Le sue monache erano terziarie, dipendenti dal convento di Betlem, molto vicino.
La sua festa si celebrava nel mese di novembre.